Dal Coronavirus all’espansione della nostra zona di comfort
Il mondo sta cambiando con una velocità e una portata mai visti prima.
Parto sempre da questa considerazione quando mi trovo a raccontare perché credo sia fondamentale allenarsi a cambiare. Quando mi trovo a raccontare perché creda così fermamente che imparare ad abbracciare il cambiamento sia una delle skills che fanno già oggi e faranno sempre più la differenza nella nostra vita personale e professionale.
Ho sempre usato la rapidità di penetrazione della tecnologia nella vita di tutti i giorni – la lampadina ha impiegato cinquant’anni per entrare nelle case del 25% degli americani, gli smarphone meno di cinque – come l’esempio per descrivere la velocità del cambiamento e il movimento sul climate change capitanato da Greta Thunberg – che in meno di un anno ha mobilitato tra i 6 e i 7 miliardi e mezzo di persone nel mondo – per descriverne la portata.
In questi giorni, un nuovo esempio tocca tutti molto da vicino. Un esempio che ci sta mettendo a dura prova per la sua caratteristica di unire insieme velocità e portata. Per la sua caratteristica di rappresentare insieme il macro – cosa succede nel mondo che apparentemente non ci tocca poi così da vicino – e il micro ovvero cosa succede nella nostra quotidianità, allo stesso tempo. Parlo del Coronavirus.
Insieme a Paolo Di Bello, comunicatore e attento osservatore dei fenomeni e dei trends sociali e ad Alessandro Stronati, psicologo e psicoterapeuta, abbiamo scritto un articolo a sei mani che usa il Coronavirus un po’ come un pretesto per una riflessione sul potere delle fake news, su quello dei bias cognitivi e sull’opportunità di allenarci a scoprire l’antivirus che è in noi.
Velocità e portata di Coronavirus e Fake News
In pochissimo tempo l’epidemia di Coronavirus si è espansa e si è presentata in quasi tutti i continenti, ma con numeri ancora bassissimi, a parte la Cina.
In parallelo stiamo assistendo alla diffusione rapidissima di ricostruzioni di fantasia, che generano equivoci e provocano dubbi e sfiducia nelle istituzioni, ma anche alla più o meno consapevole e di sicuro colpevole diffusione di fake news – di vere e proprie bufale – volte solo a creare allarmismi e reazioni inappropriate magari per un tornaconto economico.
Senza aver la pretesa di far chiarezza sul piano clinico, proviamo a riflettere sugli effetti comportamentali e psicologici – dal micro al macro – del fenomeno.
Il Coronavirus, anche se si diffonde con una velocità e portata straordinaria, si mostra poco letale, con eccezione degli organismi debilitati oppure degli anziani. Rispetto all’Europa inoltre, il virus è virulento in una zona lontanissima e le misure di sicurezza messe in atto già da tutti i governi, impediranno una diffusione epidemica, pur non potendo impedire occasionali casi di contagio.
Ma anche solo ragionare sul tema, aiuta a restare in equilibrio visto che, alla gravità dell’epidemia si aggiunge la disinformazione e la diffusione di fake news che sembrano viaggiare più rapidamente del virus.
Repubblica.it citando l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di una vera e propria “infodemia” che insegue l’epidemia arrivata dalla Cina portando con sé manipolazioni e panzane: dalle origini nel laboratorio segreto fino alla moltiplicazione dei casi. Facebook, Twitter e WhatsApp sono alle prese con un’esplosione di contenuti falsi e pericolosi.
Ancora una volta una delle parole chiave è consapevolezza. Consapevolezza e responsabilità che come singoli abbiamo di influenzare il macro. La creazione e la diffusione delle fake news passano anche attraverso i gesti quotidiani di tutti noi. Gesti apparentemente insignificanti, come un mi piace o un condividi senza una verifica accurata dell’attendibilità della notizia, che determinano e alimentano pericolosi bias cognitivi.
Se esplorare, esperimentare ed espandere rappresentano un po’ le tre parole chiave dell’approccio di Comfort Zone Shake-Up, proviamo ad esplorare il significato di bias cognitivi e di euristiche per poter usare espressioni come pericolosi bias cognitivi in modo più consapevole nonché per orientare le nostre azioni.
A proposito di euristiche e di bias cognitivi
Le euristiche (dal greco heurískein: trovare, scoprire) sono procedimenti mentali intuitivi e sbrigativi – delle scorciatoie mentali – che ci permettono di costruire un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi. Sono strategie veloci utilizzate di frequente per giungere rapidamente a delle conclusioni.
I bias cognitivi sono costrutti fondati al di fuori del giudizio critico su percezioni errate o deformate, su pregiudizi o ideologie, utilizzati spesso per prendere decisioni in fretta e senza fatica. Si tratta, il più delle volte di errori cognitivi che impattano la vita di tutti i giorni: processi di pensiero, decisioni e comportamenti.
I bias cognitivi sono quindi particolari euristiche usate per esprimere dei giudizi, che alla lunga diventano pregiudizi, su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza. Mentre le euristiche funzionano come una scorciatoia mentale e permettono di avere accesso a informazioni immagazzinate in memoria.
In sintesi, se le euristiche sono scorciatoie comode e rapide estrapolate dalla realtà che portano a veloci conclusioni, i bias cognitivi sono euristiche inefficaci, pregiudizi astratti che non si generano su dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio.
Esplorare, Esperimentare, Espandere
Se esplorare ha a che fare con la consapevolezza, esperimentare rappresenta il passaggio cruciale per poter espandere la nostra zona di comfort. Esperimentare è fondamentale perché non esistono soluzioni preconfezionate valide per ognuno di noi. Esperimentare significa allenarsi. Allenarsi a cambiare. Allenarsi ad abbracciare il cambiamento. Allenarsi – come in questo caso – a scoprire l’antivirus che è in noi.
Alleniamoci a scoprire l’antivirus che è in noi
Contro il rischio di essere vittima di fake news, e conseguentemente di sentirsi sopraffatti da una sensazione di pericolo sproporzionato o inadeguato, proviamo ad allenarci a scoprire l’antivirus che è in noi:
- Verifichiamo sempre la notizia (debunking)
- Alleniamoci a cogliere i segni del complottismo o del razzismo (bias cognitivi?) e proviamo ad allontanarci
- In caso di incertezza applichiamo il nostro buonsenso: ne sa più di noi
- Diamo credito solo ai media principali e autorevoli
- Informiamoci adeguatamente, senza sovraesporci alle notizie. Rischiamo altrimenti di restarne affogati quando dovremmo reagire: la vita non è un thriller!
- Alleniamoci a saper reagire a pericoli eventuali e lontani come in questo caso. Non significa affrontare il virus ma combattere la paura del virus imparando ad accettarla fino al cessato allarme.
- Alleniamoci ad aver fiducia negli altri, fino a prova contraria. Non viviamo in un campo di battaglia, sebbene sia utile essere agili e allenati per dribblare i pericoli.
Anche se non possiamo evitare di convivere con nuove situazioni e nuovi pericoli come questi, dobbiamo ricordarci che come singoli abbiamo il grosso potere di poter fare la differenza. Una differenza che passa attraverso consapevolezza, mindset e micro azioni del quotidiano.
Volete allenarvi a scoprire l’antivirus che è in voi? Iniziate mettendo un mi piace, condividendo e commentando questo articolo 😉
Photo by Giorgia Doglioni on Unsplash
E tu? Hai mai riflettuto sul valore delle fake news e dei pregiudizi nella tua vita di tutti i giorni? Che ne pensi? Lascia un commento e racconta la tua storia!
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In un mondo che cambia con una velocità e una portata inimmaginabili, noi di Comfort Zone Shake-Up crediamo che sia necessario riprendere il controllo della propria vita e provare ad essere la migliore espressione di noi stessi.
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Comfort Zone Shake-Up
È un catalizzatore per persone dinamiche con cui esplorare, esperimentare ed espandere la propria zona di benessere.
Promuove curiosità, apertura mentale, positività, creatività e attitudine alla crescita.
Presenta una diversa e più flessibile visione della quotidianità, attraverso punti di vista, testimonianze, e approfondimenti.
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