Quando Il Mondo Cambia

Ispirazione

Esplorare, Esperimentare ed Espandere le parole chiave di Achille Lauro nel primo Festival di Sanremo del nuovo decennio

Ci sono persone con una capacità straordinaria. Un’abilità innata. Un’abilità spesso acquisita e perfezionata nel corso di una vita. Un’attitudine a sperimentare. Un’attitudine a spingere se stessi – e a portare gli altri – oltre i confini di ciò che si pensa di sapere, di ciò che si pensa di comprendere, di ciò che si pensa sia normale. Un’attitudine a fare shake-up dello status quo, shake-up delle nostre varie zone di comfort.

Una di queste persone è Achille Lauro. Un artista che ha saputo prendere una kermesse italiana come il Festival di Sanremo e l’ha trasformata in un palcoscenico mondiale che trascende il mondo della canzone ponendolo all’intersezione tra moda, spettacolo, e musica.

Un artista che per esibirsi a Sanremo ha scelto di portare in scena una narrazione passata attraverso personaggi come il dipinto di Giotto con la spoliazione di San Francesco, l’alter ego di David Bowie Ziggy Stardust, l’eclettica nobildonna e collezionista d’arte marchesa Luisa Casati e la Regina Elisabetta I Tudor passata alla storia per il suo regno di grande fioritura artistica.

Personaggi che ha interpretato con spirito libero e con uno stile inconfondibile orchestrato da uno dei direttori creativi più visionari dei nostri tempi, Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci. Interpretazione di cui ha lasciato a noi libertà di lettura.

Una libertà che come sempre porta con se una responsabilità, quella di provare ad andare oltre etichette, pregiudizi e status quo. Quella libertà e responsabilità che solo il genere umano ha nelle sue mani per esplorare, esperimentare ed espandere le proprie varie zone di comfort; crescere, evolvere ed aumentare il proprio benessere.

È il filtro personalissimo di ognuno di noi a farci vedere, percepire e reagire in modi completamente diversi il nuovo, il diverso, qualcosa che rompe i nostri schemi mentali. Quel qualcosa che ci spinge a fare shake-up della nostra zona di comfort.

Non possiamo considerare Sanremo come una di quelle situazioni di vita o di morte in cui il nostro istinto di sopravvivenza ha la meglio. Un contesto di pericolo più o meno manifesto in cui evoluzionisticamente abbiamo imparato ad agire in tre modi: bloccandoci, attaccando o difendendoci.

Eppure entra in gioco lo stesso meccanismo.

Un ragazzo sale sul palco e se ne frega di rispettare i canoni a cui ci hanno abituati e propone qualcosa di diverso, di inaspettato, di nuovo. E lo fa pure con una forza dirompente mettendo lo shaker della nostra comfort zone alla massima potenza. E noi che facciamo? Milioni di anni racchiusi in un batter di ciglia con cui sentenziamo che è meglio scappare, attaccare o bloccarsi.

E se invece provassimo con curiosità, apertura mentale, positività, creatività e attitudine alla crescita, semplicemente a prestare attenzione e a riflettere su cosa ci viene proposto?

Potremmo essere catapultati in un mondo meraviglioso in cui al posto lustrini e trasparenze oltraggiose potremmo scorgere quattro personaggi che hanno fatto la storia della nostra cultura.

Quattro personaggi diventati prima leader e poi entrati nel mito. Quattro personaggi sessualmente borderline (anche Francesco lo è, per l’amore terreno verso Chiara che si sublima nel voto di castità spirituale). Quattro personaggi che mostrano ciascuno trasgressione nel proprio mondo di riferimento: il Clero per Francesco, i musicisti per Ziggy, la nobiltà per la Casati Stampa, le case regnanti europee per Elisabetta. Personaggi che avendo scardinato lo status quo sono entrati nella storia universale.

Potremmo essere catapultati in un mondo fatto di arte dove Francesco è citato con riferimento a Giotto che rivoluziona la pittura attraverso la prospettiva e le colonne che separano ogni scena. Dove per David Bowie basta il nome. Dove la marchesa volle trasformarsi in opera d’arte amando D’Annunzio. Dove sotto Elisabetta I il teatro è la letteratura divennero centrali in tutta Europa: William Shakespeare, Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser, Francis Bacon sono solo alcuni degli scrittori e pensatori che vissero durante il suo regno.

Non si tratta necessariamente di apprezzare l’artista – i nostri gusti sono personali, diversi e rispettabilissimi – si tratta di affiancare alla nostra mente emozionale, più impulsiva, più intuitiva e più antica, la nostra mente razionale, più colta, raffinata e giovane. Si tratta di lavorare sulla nostra consapevolezza per espandere la nostra zona di comfort che può tornarci molto utile quando il mondo cambia.

To be continued…

Achille Lauro. Credit: Instagram

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Ho sempre contaminato un genere con l’altro cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare. Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Un piece teatrale lunga 4 minuti. “Me ne frego” è un inno alla libertà sul palco piu istituzionale d’Italia. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi é fermo sulle sue certezze, perchè è sempre fuori dalla “zona comfort” il posto in cui accadono i miracoli. Me ne frego é un inno alla liberta di essere cio che ci si sente di essere. Me ne frego, vado avanti, vivo, faccio: questo è il messaggio che ho voluto dare con la canzone, è questo e il senso vero della scelta dei personaggi che io, il mio coodirettore creativo Nicoló Cerioni e il mio manager&Responsabile progetto Angelo Calculli abbiamo pensato di portare sul palco dell’Ariston. Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere personale. Un Santo che se ne è fregato della ricchezza e ha scelto la “libera” povertà, un cantante che se n’è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa che a dispetto del suo benessere ha scelto di vivere lei stessa come un’opera d’arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare li a proteggere e vivere per il suo popolo. La condizione essenziale per essere umani è essere liberi.

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“Ho sempre contaminato un genere con l’altro cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare. Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Una piece teatrale lunga 4 minuti.

“Me ne frego” è un inno alla libertà sul palco più istituzionale d’Italia. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla “zona comfort” il posto in cui accadono i miracoli. Me ne frego è un inno alla libertà di essere ciò che ci si sente di essere.

Me ne frego, vado avanti, vivo, faccio: questo è il messaggio che ho voluto dare con la canzone, è questo e il senso vero della scelta dei personaggi che io, il mio co-direttore creativo Nicoló Cerioni e il mio manager & responsabile progetto Angelo Calculli abbiamo pensato di portare sul palco dell’Ariston. Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere personale. Un Santo che se ne è fregato della ricchezza e ha scelto la “libera” povertà, un cantante che se n’è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa che a dispetto del suo benessere ha scelto di vivere lei stessa come un’opera d’arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare li a proteggere e vivere per il suo popolo. La condizione essenziale per essere umani è essere liberi. – Achille Lauro

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