Emozioni: consapevolezza e comfort zone

Ispirazione

Emozioni: cosa sono, chi le ha inventate e perché sono così importanti

Le emozioni sono uno dei nostri Superpoteri. Le emozioni sono forse il più bistrattato, sottovalutato e controverso dei nostri Superpoteri. Possono essere il nostro punto di forza e il nostro punto di debolezza al tempo stesso. È inutile girarci intorno, le emozioni sono il cuore di ogni percorso di crescita, innovazione e cambiamento. Sono fondamentali quando si tratta di espandere le nostre varie zone di comfort.

Aumentare la consapevolezza del nostro stato emozionale, imparare a riconoscere le emozioni che stiamo provando, espandere il nostro vocabolario emotivo dando un nome e un significato alle nostre emozioni e alle emozioni delle persone intorno a noi è non solo fondamentale – è una sorta di passaggio obbligato per riprenderci noi stessi e ciò che ci fa stare bene. E pensare che le emozioni così come le conosciamo oggi hanno appena centonovanta anni e che non sono neanche così universali.

L’invenzione delle emozioni

“Nessuno poteva davvero dire di provare un’emozione fino al 1830, circa.” – Tiffany Watt Smith

Si apre con questa frase uno dei capitoli dell’introduzione del libro di Tiffany Watt Smith, Atlante delle emozioni Umane – 156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai. Se pensavate di sapere tutto sulle emozioni dopo aver guardato il cartone della Disney Pixar, Inside Out vi sbagliate di grosso. La Smith che ne ha selezionate 156 afferma che la sua è una collezione naturalmente incompleta e si dichiara in disaccordo con l’idea che la splendida complessità della nostra vita interiore possa davvero essere ridotta a una manciata di emozioni principali.”

Ho appena letto da qualche parte che esistono più di seicento libri che parlano di emozioni – non oso immaginare che numeri ci siano dietro l’universo digitale fatto di articoli, blog post e frasi celebri. Questa è solo una piccola premessa per mettere le mani avanti e tarare le vostre aspettative per questo articolo: il mio viaggio nel mondo delle emozioni è appena iniziato e in queste righe non troverete nulla di ciò che non sia già stato detto, sperimentato o usato. In ciò che segue aspettatevi di trovare quello che gli americani chiamano – food for though – letteralmente cibo per la vostra mente, stimoli capaci di innescare la vostra curiosità e magari un percorso personale alla scoperta di un mondo che ha affascinato generazioni di studiosi, psicologi, filosofi, poeti e semplici appassionati come me.

Fino al 1830 non si parlava di emozioni ma – sempre stando a Tiffany Watt Smith – di “accidenti dell’anima” (che mi piace un sacco!), di “passioni,” di “sentimenti morali,” le cui cause erano fatte risalire a teorie e spiegazioni lontanissime dal modo in cui intendiamo oggi le emozioni.

Secondo l’autrice è all’età vittoriana – il periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della regina Vittoria, dal 1837 al 1901- che risalgono due concetti di primaria importanza in tema di emozioni. Il primo di derivazione Darwiniana, considera le emozioni reazioni fisiche legate all’evoluzione. Il secondo di derivazione Freudiana, afferma che le emozioni risentono dei processi interni alla mente inconscia.

Fu Darwin nel volume pubblicato nel 1972 L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, a sostenere che le emozioni non fossero solo reazioni prefissate ad uno stimolo ma il frutto di processi evolutivi durati milioni di anni. Darwin sosteneva che proprio grazie alle emozioni fossimo sopravvissuti come specie e che per questo le emozioni fossero importanti come il fatto di respirare o digerire.

Fu Freud invece, intorno al 1890, a dare maggiore spessore e complessità al tema delle emozioni mettendo in discussione l’approccio puramente scientifico che contemplava solo corpo e cervello, sostenendo l’importanza di considerare l’influenza della mente o psiche. È grazie anche a questo lavoro se oggi guardiamo alle emozioni come ad un qualcosa che possiamo almeno provare a gestire e come un qualcosa del quale possiamo essere o meno consapevoli.

Culture Emotive

“Il modo in cui ci sentiamo si intreccia alle aspettative e alle idee portanti della cultura in cui viviamo.” – Tiffany Watt Smith

Ritrovo in questa frase tutta la potenza dell’interazione tra cambiamenti esterni – ciò che succede in un mondo che cambia non solo sempre più velocemente ma anche con una magnitudo oggi globale, si pensi al movimento sul climate change, o ai cambiamenti tecnologici – e cambiamenti interni – ciò che succede a livello personale, al nostro io – che mi hanno portata a creare Comfort Zone Shake-Up.

Ritrovo in questa frase tutto lo spettro delle reazioni che persone di diverse culture, diversi luoghi, diverse età hanno di fronte alla vista dei miei capelli rosa!

La cultura in cui viviamo oltre ai nostri corpi e alla nostra mente, dà forma alle nostre emozioni. Diverse culture danno un diverso valore alle diverse emozioni. La variabilità è una variabilità orizzontale – che riguarda la ricchezza del vocabolario emotivo delle diverse culture – ed è al tempo stesso una variabilità verticale – diverse culture possono avere scale di intensità più o meno estese per misurare una determinata emozione.

La differenza – questa variabilità emozionale – è di per sé un valore. Il percorso alla scoperta delle caratteristiche di culture e popoli diversi andrebbe approcciato come tale: un viaggio affascinante per conoscere, capire, arricchirsi, e crescere.

Troppe volte ci fermiamo alle apparenze. Troppe volte ci accontentiamo dell’aspetto sottile delle cose quando dovremmo interessarci maggiormente all’aspetto denso.

Descrizione densa e sottile di una emozione

Che differenza c’è tra un battito di ciglia e una strizzata d’occhio? Per spiegarlo l’antropologo americano Clifford Geertz negli anni settanta faceva riferimento al concetto di descrizione sottile e descrizione densa. La descrizione sottile per spiegare la differenza tra un battito di ciglia e una strizzata d’occhio fa riferimento alla natura fisica – legata alle contrazioni muscolari della palpebra. La descrizione densa spiega la stessa differenza andando ad analizzare il contesto culturale all’interno del quale l’azione si potrebbe verificare.

Che si tratti di spiegare la differenza tra un battito di ciglia e una strizzata d’occhio o che si tratti di approcciare le diverse situazioni della vita di ogni giorno, senza contesto non abbiamo modo di vedere il quadro completo – ed è proprio nella completezza del quadro, nella totalità della storia che si coglie davvero un’emozione.

Che cos’è un’emozione?

“Nella profondità di ciascuno dei nostri lobi temporali si trova una struttura a forma di lacrima chiamata amigdala. I neuro scienziati la definiscono – il centro del comando – delle nostre emozioni. Valuta gli stimoli che arrivano dal mondo esterno, decide se evitarli o andare loro incontro. Accostarsi alle emozioni come a realtà essenzialmente biologiche ci porta a fraintendere quello che un’emozione è davvero.” – Tiffany Watt Smith

Sul preciso significato della parola emozione psicologi e filosofi si sono interrogati per oltre un secolo. Tra le varie definizioni che ho incontrato finora mi piace ricordare quella di Daniel Goleman autore nel 1995 di Intelligenza Emotiva. Che cos’è. Perché può renderci felici; il testo di riferimento in tema di Intelligenza Emotiva. Secondo Goleman:

“L’emozione si riferisce a un sentimento e ai pensieri, alle condizioni psicologiche e biologiche che lo contraddistinguono, nonché a una serie di propensioni ad agire.”

Nella chiusura della frase di Goleman ritrovo ancora una conferma per Comfort Zone Shake-Up, quella propensione ad agire che considero alla base della sua espansione. Ed è proprio per questo che un capitolo fondamentale di Comfort Zone Shake-Up è rappresentato proprio dal capitolo sulle emozioni.

Espandere la nostra Comfort Zone usando le Emozioni

Le emozioni sono il cuore di ogni percorso di crescita, innovazione e cambiamento. Le emozioni sono fondamentali quando si tratta di espandere le nostre varie zone di comfort. Le emozioni sono centinaia, hanno gradi di intensità, sfumature e variazioni diverse; hanno accezioni diverse in diverse culture e in differenti momenti storici.

Mi tornano in mente alcune domande ispirate all’articolo di Loris Lane sulla necessità del mondo di avere Superman.

Vi siete mai fermati a riflettere su ciò che provate? Sulle vostre emozioni? Vi capita di fermarvi a capire come vi sentite? Se vi dicessi che avete due minuti di tempo per fare un elenco delle emozioni che state provando in questo preciso istante, quante e quali emozioni sareste in grado di elencare? Quanti modi conoscete per esprimere sentimenti positivi? E che mi dite di quelli negativi? Come vi sentite e cosa provate di fronte ad un qualcosa di nuovo e inaspettato?

Queste sono solo alcune delle domande che possiamo farci in tema di emozioni. Si tratta di domande semplici le cui risposte vanno cercate nella splendida complessità della nostra vita interiore. Sono domande per le quali non esistono risposte giuste o sbagliate, preconfezionate o uguali per tutti. Sono risposte per le quali vale la pena di vivere, scoprire e sperimentare.

Aumentare la consapevolezza del nostro stato emozionale, imparare a riconoscere le emozioni che stiamo provando, espandere il nostro vocabolario emotivo dando un nome e un significato alle nostre emozioni e alle emozioni delle persone intorno a noi è non solo fondamentale – è una sorta di passaggio obbligato per riprenderci noi stessi e ciò che ci fa stare bene.

Photo by Swaraj Tiwari on Unsplash


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