Dalla teoria delle finestre rotte al personal shake-up

Strategia

Come allenarsi ad abbracciare il cambiamento usando la teoria delle finestre rotte

Fare personal shake-up, ovvero provare a guardare con occhi diversi influenzati anche dalla teoria delle finestre rotte noi stessi e ciò che facciamo nella nostra quotidianità, può essere parte dell’allenamento per imparare ad abbracciare il cambiamento.

Ho un’immagine molto nitida stampata nella memoria. Il ricordo di un periodo, saranno stati un paio d’anni, in cui nonostante non fossi esattamente agli inizi della mia carriera, una scarica di stimoli e una sequenza di circostante hanno accelerato l’espansione della mia zona di comfort.

Dopo anni di marketing nel mondo del largo consumo, la mia natura di cercatrice (da lettura ripetuta e costante ogni quattro-cinque anni di Siddhartha), aveva preso il sopravvento promuovendo quella spinta interiore che ad un certo punto ti porta a decidere di voler cambiare lavoro.

Con un nuovo ruolo, una nuova azienda e un fantastico team da gestire, quella spinta interiore responsabile di un vero e proprio lancio del cuore oltre l’ostacolo, si era trasformata in un fuoco per alimentare l’energia necessaria per affrontare, nell’ordine: un incidente e un master alla IULM.

A tre mesi dal nuovo incarico, avevo avuto un incidente che mi aveva costretta a letto – a pancia in giù – per due mesi e mezzo e ad una lentissima ripresa.

A sette mesi dal nuovo incarico, avevo iniziato un bellissimo percorso – il Master IULM in Social Media Marketing e Digital Communication – che avrebbe contribuito per sempre a forgiare la mia mente markettara.

A diciannove mesi dal nuovo incarico, avevo recuperato dall’incidente, terminato il percorso di studi, contribuito attivamente a costruire un team di marketing del quale ancora oggi vado super fiera e ultimo ma non meno importante, riscoperto il piacere della lettura. Difficile insomma dimenticare un periodo così intenso, carico di stimoli e fatto di piccoli cambiamenti dai grandi effetti.

Ed è proprio in quel periodo che scoprivo Malcolm Gladwell e il suo “Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti.

Mai avrei immaginato che di lì a qualche anno avrei lavorato in quella New York che lui descriveva trasformata dal sindaco Giuliani e dalla sua la politica ispirata alla teoria delle finestre rotte che lo scrittore descriveva nel suo libro.

La teoria delle finestre rotte

Della teoria delle finestre rotte si è parlato e se ne continua a parlare molto. Le scuole di pensiero sono diverse (e contrastanti), così come le opinioni.

Alcuni autori come Malcolm Gladwell in The Tipping Point, hanno sposato la teoria (contribuendo al mio imprinting). Altri autori come Steven Levitt and Stephen J.Dubner in Freakonomics, l’hanno attaccata duramente.

La teoria delle finestre rotte deriva da un esperimento del 1969 condotto dal professore di psicologia sociale Philip Zimbardo presso l’Università di Stanford e venne introdotta nel 1982 in un articolo di scienze sociali di James Q. Wilson e George L. Kelling intitolato Broken Windows per la famosa rivista americana The Atlantic.

La teoria delle finestre rotte descrive un comportamento sociale. Se viene spaccata la finestra di un edificio è probabile che ne verrà spaccata un’altra. Se le finestre rotte sono due le probabilità che se ne aggiunga una terza aumentano. Se la finestra è invece riparata, il processo di solito si ferma.

E mentre, vista la tematica trattata, il grosso del dibattito relativo alla teoria riguarda la correlazione tra disordine e crimini (in chiusura trovate una selezione di articoli che ho usato per documentarmi sull’argomento), io rimango fedele al messaggio trasmesso da Gladwell.

Con la lunga premessa iniziale ho voluto proprio settare il mio punto di partenza – un libro letto qualche anno fa, scritto qualche anno fa (nel 2000) – a cui associo l’immagine nitida che ho citato in apertura e un messaggio: i grandi effetti dei piccoli cambiamenti.

Messaggio che per deformazione non professionale ma legata a questo progetto mi porta a pensare di usare la teoria per fare un po’ di personal shake-up, ovvero per provare a guardare con occhi diversi – influenzati anche dalla teoria delle finestre rotte – noi stessi partendo da ciò che facciamo nella nostra quotidianità.

Dalla teoria delle finestre rotte al personal shake-up

Ogni comportamento sociale – a livello macro – è la risultante della somma di tanti comportamenti individuali – a livello micro. Ed è proprio sui comportamenti individuali che voglio concentrarmi. L’idea è quella di guardare ai vari aspetti della nostra realtà proprio attraverso la lente della teoria delle finestre rotte.

Provate ad identificare un aspetto, un momento o una circostanza della vostra vita quotidiana e provate ad osservarli con nuovi occhi.

Quante volte non riconosciamo quel primo segnale – il primo vetro rotto – e non corriamo subito ai ripari permettendo ad un altro vetro di rompersi? Quante volte in una determinata situazione semplicemente lasciamo scorrere? Quante volte ci lasciamo andare perdendo completamente il controllo della situazione.

Applicare la lente della teoria delle finestre rotte alla nostra vita significa trovare il vetro rotto nella nostra giornata e intervenire per riparalo.

  • Possiamo partire da aspetti base, fondamentali, che oggi tendiamo troppo spesso a dare per scontati, come la qualità e quantità del cibo che mangiamo, del movimento che facciamo delle ore che dormiamo.
  • Possiamo applicare questa lente ad aspetti più intangibili e legati all’imparare qualcosa di nuovo, al mettere in discussione le nostre idee, la nostra mentalità e più in generale all’idea stessa di crescere e migliorare.
  • Possiamo usare questa lente per valutare la nostra relazione con la tecnologia, con il mondo del digitale e con i social media.
  • Possiamo usare questa lente per valutare la nostra relazione con l’umanità, con il rapporto che abbiamo con gli altri e con il mondo che ci circonda.

Le opzioni sono infinite e sta a noi trovare ogni giorno la nostra occasione giusta e sottoporla al “test della finestre rotte”.

La teoria delle finestre rotte applicata al personal shake-up ha un’ambizione. Quella di far aumentare la nostra consapevolezza in merito alla spirale in cui ci troviamo e a spingerci a intervenire. Iniziare a riparare anche solo un singolo vetro rotto al giorno può attivare il volano del cambiamento e del maggior controllo della nostra vita.

I grandi effetti dei piccoli cambiamenti

Piccoli segnali – il vetro riparato – possono dare il là a grandi cambiamenti. È qui che ritrovo ancora una volta il mio amato concetto di micro steps. Piccole azioni che appartengono al nostro quotidiano che possiamo utilizzare per ottenere un grande effetto nella nostra vita.

Saltare fuori dalla propria zona di comfort è affascinante, interessante e di sicuro cool. Si avvicina molto al concetto del “tutto e subito” a cui siamo oggi sempre più abituati. A volte saltare è inevitabile. Il punto è il dopo. Tendiamo infatti molto spesso a sottovalutare le conseguenze del salto che possono essere una delle cause di ansia, stress e dubbi su se stessi. Facile inoltre sottovalutare il lavoro che c’è dietro ad ogni reale cambiamento.

Espandere la nostre varie zone di comfort partendo da piccoli cambiamenti – anche da un vetro riparato – ad un primo sguardo magari superficiale e distratto potrebbe sembrare meno attraente. In realtà è proprio con piccoli cambiamenti possiamo ottenere grandi effetti.

Dalla teoria delle finestre rotte al personal shake-up in tre steps

Proviamo a rendere ciò di cui abbiamo parlato più concreto. Proviamo a passare dalla teoria delle finestre rotte al personal shake-up in tre semplici steps. Cosa fare?

1.Scegliete il vostro vetro

Partite provando ad identificare un solo aspetto, un momento, una circostanza della vostra giornata che vorreste provare a migliorare. Non parliamo di momenti topici della nostra vita, bensì di momenti legati al quotidiano e anche apparentemente insignificanti (e soprattutto micro!).

2. Sottoponetelo al “test delle finestre rotte”

Cercate di capire se ciò che avete scelto rappresenta o meno un vetro rotto. Alcune domande possono aiutarvi. Avete scelto di concentrarvi su un singolo aspetto del quale potenzialmente potreste avere un maggior controllo? Se si questo è un potenziale vetro rotto. Avete il potere di intervenire per ripararlo? Riuscite a farlo da soli? Riuscite ad immaginare la bellezza del vetro riparato? Se avete risposto si a tutte le domande, avete identificato il vostro vetro rotto.

3.Riparate il vostro vetro rotto

L’attività potrebbe richiedere qualche giorno. Potreste continuare a vedere quel vetro rotto per un po’. Ma l’obiettivo – quel micro obiettivo – vi aspetta ogni mattina e con consapevolezza, dedizione, focus ed un minimo di sforzo (un micro aspetto dovrebbe richiedere un micro sforzo), riuscirete a riparare il vostro vetro.

A quel punto si tratterà di vigilare per non farlo rompere nuovamente – il rischio può essere sempre in agguato – e di scegliere il prossimo vetro.

Buon lavoro 😉


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Commenti su Dalla teoria delle finestre rotte al personal shake-up

  1. Avevo letto della teoria delle Finestre rotte in un testo per l’esame di Psicologia Sociale mi pare. Mi affascinó molto devo dire l’applicazione di questa del Sindaco Giuliani per combattere il crimine nella metropolitana di NY. In realtà ci ho sempre fatto solo una correlazione al negativo con la sua non applicazione e il disagio sociale che secondo me è correlato in alcuni quartieri della mia città. Invece trovo molto interessante la tua associazione ad un livello micro, personale e non solo sociale, non ci avevo proprio pensato. Si in effetti è un bell’esercizio di micro shakeup per bonificare le nostre diverse zone interne e/o esterne! 😉

    1. Grazie del bel commento Alessandra! Hai colto la sfida che mi sono trovata davanti nello scrivere l’articolo! Ho avuto come un’intuizione di scrivere della teoria spinta dal ricordo della lettura del libro anni fa, poi però quando si è trattato di documentarmi ulteriormente ho trovato quasi esclusivamente articoli negativi. Ma alla fine sono riuscita a dar voce a quella prima intuizione.