Comfort Zone Shake-Up e il Piccolo Principe

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È notte fonda e il jet lag da rientro dalla Korea mi tiene sveglia. In condizioni normali sarei abbastanza agitata. È domenica notte e domani inizia una settimana lavorativa impegnativa. Un’altra settimana fatta di voli, fusi orari, riunioni e conferenze. Ma il Piccolo Principe è passato a trovarmi e ha trasformato una notte insonne in queste righe che cerco di catturare frettolosamente prima che il sonno abbia la meglio.

Avete capito bene, il Piccolo Principe. La famosissima novella di Antoine de Saint-Exupéry pubblicata per la prima volta nel 1943 – votata in Francia come il miglior libro del ventesimo secolo – e conosciuta oggi in tutto il mondo. È stato proprio lui, “quella straordinaria personcina” a farmi alzare dal letto per mettermi a spulciare la libreria alla ricerca del suo libro, uno dei miei preferiti: Il Piccolo Principe.

Alcuni libri hanno un significato speciale. Perché li abbiamo letti la prima volta nel momento giusto, perché qualsiasi momento sarebbe stato quello giusto, perché non ci stancheremo mai di rileggerli, perché abbiamo semplicemente bisogno di rileggerli ogni tanto. Perché sono le nostre storie, quelle in cui crediamo, quelle che fanno parte del nostro essere noi.

Uno di questi libri è per me “Il Piccolo Principe.” Di motivi ce ne sarebbero tanti e io questa notte ne avevo in testa uno in particolare. Ho trovato il libro e ho iniziato a leggere. Ora so cos’era. Avevo in testa in testa “il disegno numero uno” e “il disegno numero due” del primo capitolo. Ed è proprio di questo che vi parlerò.

Il Piccolo Principe è passato a trovarmi per suggermi come raccontarvi su cosa si fonda Comfort Zone Shake-Up. Io l’ho già fatto da sola con parole mie e ho intenzione di continuare a ripeterlo e di trovare sempre nuovi modi per far arrivare il messaggio. Ho però come la sensazione che con l’aiuto del Piccolo Principe magari chissà…

“Meditai a lungo sulle avventure della giungla. E a mia volta riuscii a tracciare il mio primo disegno. Il mio disegno numero uno. Era così”

“Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” 

“Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa.”

“Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore.”

Per quanto mi riguarda non ho sei anni da un bel po’ e non ho una carriera da pittrice davanti anzi, non sono mai stata brava con una matita in mano che non fosse per un disegno tecnico. Per questo oggi ho chiesto aiuto alla mia amica Melinda per il disegno numero uno.

Il disegno numero uno

Ho mostrato anch’io questo disegno in giro domandando: ti spaventa? “Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato dal disegno di una stella?”

Il mio disegno non è il disegno di una stella. È il disegno di noi stessi, della nostra abilità di espandere le varie personali zone di comfort e della nostra instancabile ricerca di una vita felice e appagante.

Per farvi vedere chiaramente che cos’è ho chiesto a Melinda di disegnare l’interno di questa forma magica che chiamiamo cambiamento.

Il disegno numero due

Il cambiamento parte da noi stessi, passa attraverso la nostra abilità di espandere ogni giorno le varie Zone di Comfort e ci guida nella nostra instancabile ricerca di una vita felice e appagante. Ma credo che il Piccolo Principe e il disegno di Melinda ve lo abbiano spiegato meglio di tante parole.

“Quando ne incontravo uno che mi sembrava di mente aperta, tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva:

“È un cappello.”

E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.”

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano).”


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